31 May Asana, la pratica del giusto sforzo
Proseguiamo il nostro percorso nel mondo yoga ed eccoci arrivati ad Asana, il terzo ambito di lavoro introspettivo, che riguarda il nostro rapporto con il corpo.
Asana sono le posizioni o figure, la parte fisica e vagamente ginnica dello yoga, che si pratica sul tappetino e che ci insegna a prenderci cura della nostra postura, dei muscoli e delle articolazioni. Nelle sue varie forme, questa parte è affascinante ed efficace, ci permette di raggiungere risultati sorprendenti in termini di salute, flessibilità, recupero. Molti si avvicinano a questa pratica proprio per i benefici fisici, ma sappiamo che c’è molto di più.
Purtroppo la somiglianza di questa parte dello yoga con la ginnastica e con le discipline sportive, spesso ci confonde e ci porta a stancare eccessivamente il sistema corpo e a farci male. Ciò che è imprescindibile da asana è il concetto di giusto sforzo. Entriamo nel lavoro con il corpo dopo aver deposto la volontà di fare e dopo esserci messi in ascolto. Solo così potremo muoverci con consapevole gentilezza e potremo capire quale forza applicare in ogni posizione.
Il giusto sforzo è quello che ci permette di restare in una posizione per lungo tempo, sentendoci stabili e comodi.
“Sthira sukham asanam” è il modo in cui Maharishi Patanjali ci dice che asana, cioè lo stare nel corpo, è stabile, costante, fermo e comodo, piacevole, confortevole. Se non lo è, non è più yoga. La pratica è un continuo ritornare a questo concetto, un continuo ammorbidirsi. In ogni momento ci chiediamo che cosa posso rilassare per accomodarmi un po’ di più?
Piano piano, farlo diventerà naturale.
Asana ci insegna a dosare le nostre energie, a prendercene cura e a conservarle per a indirizzarle dove vogliamo. Ce lo insegna il respiro, ce lo insegna il corpo quando lo ascoltiamo.
Un ottimo modo per conservare energie quando ci sentiamo scarichi è mauna, la pratica del silenzio. Semplicemente, astenersi dal parlare e da tutti gli stimoli esterni per un po’ di tempo. Un’ora, mezza giornata, un giorno intero o anche settimane. Noterai come i pensieri aumenteranno all’inizio, per poi affievolirsi e per lasciare spazio a una forte carica e a una maggiore consapevolezza.
Un altro modo è il digiuno. Qui ci asteniamo dal ricevere cibo e ci raccogliamo in noi stessi per risparmiare e accumulare energie. Astenersi dal mangiare può significare mangiare solo un pugno riso bianco a pasto per un giorno o più, saltare uno o più pasti o digiunare per giorni. Conoscendosi, ognuno di noi saprà qual è il giusto sforzo, nel rispetto di ahimsa, la non violenza.
Praticando asana e le tecniche di conservazione dell’energia vitale, anche nella vita di tutti i giorni inizieremo a chiederci, dove scegliamo di indirizzare le nostre energie? A quali emozioni e pensieri diamo spazio? A quali persone e cose ci dedichiamo e che e effetto ha sulla nostra serenità? Come trovare il giusto sforzo nel quotidiano?
Ci accorgeremo che quando impegniamo le nostre energie in qualcosa che ci dà gioia e che ci piace fare, avremo una risorsa infinita di forza di volontà, saremo sereni e carichi per affrontare anche ciò che non ci piace così tanto. E chissà, magari un giorno riusciremo a provare gioia per tutto ciò che facciamo.
Possiamo farne esperienza con la pratica del karma yoga, dedicandoci con dedizione a una attività semplice, apprezzando ogni momento di questo lavoro, prendendoci il tempo e la cura per farlo bene. Se fatto con costanza, ci insegnerà tanto di noi stessi, di ciò che amiamo e del giusto sforzo.
Buone pratiche!
Sorry, the comment form is closed at this time.