Le Parikarmas, le qualità da coltivare

Le Parikarmas, le qualità da coltivare

Questo mese esploriamo le Parikarmas, le quattro qualità che secondo il grande saggio Patanjali – autore del testo origine dello Yoga, gli Yoga Sutra – sono le attitudini chiave per coltivare la pace mentale (citta prasadanam) e costruire una vita serena.

Parikarmas significa letteralmente “ciò che purifica la mente dalle negatività”. La pratica Yoga suggerisce di agire sulla nostra vita partendo dalla nostra mente, che è ciò su cui possiamo avere il controllo. Al contrario, il mondo esterno non è alla nostra portata e può solo essere accettato così com’è. Partiamo da noi stessi e invece di lottare contro ciò che non è utile al nostro benessere, ci impegniamo ad aumentare ciò che ci fa bene. La nostra attenzione è tutta qui, sulle cose belle. Se la nostra mente è una brocca piena di acqua e olio, continuiamo ad aggiungere acqua pulita. Piano piano, goccia dopo goccia la nostra brocca diventerà limpida e berla sarà un piacere.

Le Parikarmas sono quattro e sono complementari una all’altra, non si possono separare nella pratica ma si lavora su tutte insieme. Sono Maitri, Karuna, Mudita, Upeksa.

 

Maitri è l’amichevolezza universale gentile

Che cosa succede se proviamo a essere un po’ più amici di noi stessi e degli altri? Se proviamo ad abbandonare non solo ogni giudizio, ma soprattutto ogni paura di essere giudicati, ogni aspettativa sulle reazioni altrui a ciò che facciamo diciamo o pensiamo? Mentre ci risulta facile essere amichevoli con chi ci sta simpatico, è molto più difficile esserlo con chi non ci piace. Ed è ancora più difficile con quelle parti di noi stessi che non ci piacciono. Accogliere la sfida della pratica lo renderà sempre più facile.

Ciò non significa farsi andare bene tutto, ma essere rispettosi, aperti, rilassati, spontanei, curiosi. Dare senza aspettarsi niente in cambio.

Inizieremo a vedere tutto il mondo intorno a noi come a un amico, compresi gli animali, la natura e le cose. E quando tutto ciò che ci circonda è un compagno, non ci sentiamo più soli.

 

Karuna è la dolcezza compassionevole infinita

Quando qualcuno è in una situazione di bisogno, quando ha meno di noi, quando è in cerca di aiuto, nasce la compassione. Ci viene voglia di offrire un sorriso, dare una mano, tirarlo su come possiamo. Questo avviene se usciamo dalla nostra mente chiusa in se stessa e nei suoi problemi e ci apriamo al mondo, se osserviamo da un punto di vista imparziale, più alto, più obiettivo.

Compassione non significa dare le monetine al mendicante o abbracciare tutti, significa darsi il tempo e lo spazio per esserci quando serve. Non avere paura di essere contagiati dalla negatività o dal dolore, ma andarci dentro e risorgere più forti, insieme.

Ci fa tanto bene avere lo stesso atteggiamento con noi stessi, con quelle parti di noi che sono più deboli, che soffrono e che tendiamo a ignorare. Accogliamole, abbracciamole, ascoltiamole, prendiamocene cura ogni giorno.

 

Mudita è la gioia sincera indipendente e bambina

Che cosa resta quando abbandoniamo ogni giudizio? Quando lasciamo andare la paura, l’ansia da prestazione, la gelosia, l’aspettativa di ottenere un risultato, il senso del dovere, il senso di colpa? Quando la nebbia di pensieri si calma, affiora una sensazione di pura gioia.

Un bambino è felice naturalmente, perché il sole fa capolino, perché si muove una foglia, perché riesce a stare in piedi. Ed è positivo, sempre. Molti lo chiamerebbero ingenuo, ma lui guarda tutto con positività, “pensando bene”. Ecco, se la mente si placa e i condizionamenti si affievoliscono, torniamo ad essere così. Gioia non solo per le cose belle, non solo per ciò che ci riguarda, ma per tutto ciò che è intorno a noi. Anche per i successi degli altri. Riusciamo ad essere felici per la felicità altrui senza pensare a noi stessi? Osservando dall’esterno, senza fare confronti, senza pensare “e io invece”?

Quando guardiamo un film e ci identifichiamo con una storia, e gli attori sono felici, un sorriso affiora anche sul nostro volto. Empaticamente, ci sentiamo bene. Proviamo a partecipare alla gioia di chi ha successo, cerchiamo di imparare curiosamente dalla loro esperienza, rispettiamoli e ringraziamoli per averci offerto l’esempio.

 

Upeksa è l’accettazione paziente e pacifica

Quando iniziamo a distinguere ciò che siamo da ciò che è al di fuori di noi, ciò che è nel nostro controllo e ciò che non lo è, ciò che ci riguarda e ciò che invece no, diventiamo un osservatore sereno e obiettivo. Da questa posizione, possiamo navigare onde altissime e mari piatti, possiamo persino bagnarci, senza essere coinvolti nel profondo. Siamo equanimi, siamo pacificamente indifferenti a tutto. Dentro e fuori di noi. Se qualcuno o qualcosa non ci piace, se va contro ciò in cui crediamo, cerchiamo di sospendere il giudizio. Invece di formarci un’opinione e di criticare, fermiamoci. Respiriamo. Il mondo è pieno di persone diverse, ognuno ha la sua vita, le sue motivazioni, i suoi bisogni. Ognuno sta realizzando il proprio percorso individuale e libero, non sta a noi dare indicazioni, rimproverare, aiutare o offrire un passaggio. Lasciamo andare la nostra voglia di rendere il mondo a nostro piacimento, accettiamolo così com’è, guardiamolo con qualche sano passo di distanza. Non immischiamoci in ciò che non possiamo cambiare, dedichiamo la nostra attenzione e il nostro impegno a cambiare ciò che è alla nostra portata, dentro di noi.

 

La vita è come uno specchio, riflette ciò che le mostriamo.

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